Le mani sulla città

Chi, per caso, fosse transitato lo scorso sabato 9 novembre da Piazza Rossa (piazza Mercanti) avrebbe avvertito quantomeno un po’ di stupore nel trovarsi la celebre piazza occupata dalle forze dell’ordine in assetto anti-sommossa.
Ciò che successe e ciò che ne seguì è facilmente riassumibile: la Polizia ha dapprima interrotto con la forza un concerto nell’angolo rialzato della piazza, in seguito ha caricato alla cieca i presenti che stavano ripiegando nel sottopasso solitamente usato da studenti e avventori del mercato cittadino.
Detto dell’assurdità e della straordinarietà di tale dispiegamento per un momento di piazza dai tratti decisamente ludici e aggregativi, non rimane che interrogarsi sui motivi, da quelli più immediati a quelli più profondi, di un innalzamento così repentino di quella che genericamente possiamo chiamare repressione, ma che nelle prossime righe cercheremo di delineare maggiormente.

Innanzitutto, per contestualizzare i fatti avvenuti il 9 novembre in Piazza Rossa, bisogna inserirli in un discorso collettivo, sia riguardo l’uso specifico di Piazza Rossa e l’attacco che tutti noi stiamo subendo da parte dell’Amministrazione Comunale – col fine, non velato, di sottrarre uno spazio pubblico e renderlo invece privato e ad uso e consumo dei soli pendolari disposti a pagare – sia riguardo più in generale una certa tendenza di messa a profitto di ogni angolo della città che si contrappone, per sua stessa natura, ad un uso invece più passionale dello spazio urbano.
Sicuramente quindi la straordinarietà di quella giornata ha radici profonde, che affondano nel terreno toccando la politica urbanistica della giunta Fagioli, le resistenze all’ennesima riqualificazione/speculazione di una fetta della città, i movimenti più macroscopici del capitale per quanto riguarda la ridefinizione del tessuto urbano e la repressione più spicciola da parte delle diverse forze dell’ordine (Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale) di chi a Saronno non ci tiene a chinare la testa.

Con messa a profitto di ogni angolo della città intendiamo quel particolare fenomeno per cui, anche grazie al totale consumo di terreno edificabile del territorio comunale, le amministrazioni comunali di sinistra e di destra cercano quei luoghi urbani che non generano profitto (comunale o privato) e utilizzando il termine “riqualificazione” distruggono spazi vissuti in maniera alternativa per renderli in tutto e per tutto funzionali ad un’ottica di lucro e guadagno.
Se è vero che la pretesa messa a profitto di Piazza Rossa sta incontrando una ostilità generalizzata e trasversale per il luogo specifico di cui si sta parlando, è altrettanto vero che questo non è che l’ennesimo tassello dell’aggressiva politica urbanistica della giunta Fagioli, che, per citare solo alcuni esempi, ha trasformato centinaia di parcheggi sparsi per la città rendendoli a pagamento, ha svenduto la caratteristica principale del centro storico saronnese (corte Vago) ad un privato che ha realizzato un palazzo dalle volumetrie decisamente dissonanti e che sarà usato solo da chi ha un succoso conto in banca, sta tentando di estirpare gli alberi di via Roma per rendere la via a traffico più veloce e produttivo.

Ma la messa a profitto di fette della città non è un’operazione di urbanistica come altre, risponde a un ben preciso indirizzo ideologico. Si tratta di rendere, nel pratico, un certo modo di vedere la città, e cioè come spazio privato attraversabile solo da una esclusiva casta di persone. Rendere a pagamento tutto quanto significa escludere chi non ha la disponibilità economica, significa quindi bonificare la città dai ceti meno abbienti e rendere Saronno un paesotto dormitorio per soli benestanti.
Questo è il getto a lungo raggio di queste operazioni. Questo il senso di rendere a pagamento ogni parcheggio adiacente la stazione, che è – volenti o nolenti – punto di riferimento di un’area ben più ampia dei soli 39mila abitanti saronnesi, e che contando solo i paesi più limitrofi arriva a contare 150mila abitanti.
Le mani sulla città – checchè ne dicano lor signori con le loro prosopopee su decoro urbano e degrado – le hanno messe speculatori e affaristi. Non è un caso che in maggioranza, e in particolare come assessore all’urbanistica, ci sia un amico degli amici, e non è un caso che in questi anni ci siano cantieri aperti un po’ ovunque.

Chi trarrà profitto da questa politica urbanistica decisamente classista? La classe che sta meglio, chi ha decine di appartamenti in città, chi ha negozi in affitto perchè considerano un manifesto su un muro un ostacolo al valore commerciale della propria attività o del proprio appartamento. Chi verrà colpito da questa politica? Tutti gli altri, da chi, con la scusa del decoro, verrà allontanato con i nuovi strumenti in mano ai Comuni (Daspo Urbano e il Foglio di Via come provvedimenti amministrativi e la capillare videosorveglianza in mano alla sempre più poliziesca Polizia Locale) ma anche chi, non accorgendosi del carattere prettamente politico e classista di questi provvedimenti, li plauderà in nome di strade più pulite e maggiori parcheggi a disposizione (seppur a pagamento).

Che fare quindi?
La giornata del 9 novembre ci ha chiarito quanto interesse abbia il sindaco Fagioli a lucrare sui suoi sudditi e a zittire ogni voce fuori dal coro. Però ci ha chiarito anche qualcos’altro.
Ci ha ricordato, per esempio, che la vita non è stata ancora del tutto vinta dalle passioni tristi degli anni che stiamo vivendo, e che basta poco, a volte una scintilla, perché questa prenda forza e vigore.
In un attimo si è passati dall’essere circondati dalle forze dell’ordine che volevano sottrarre tutta la strumentazione a una carica respinta del sottopasso di Piazza Rossa e infine in corteo, tutti insieme, in centro città, la vetrina per eccellenza, dove gli interessi di cui abbiamo parlato sopra sono, forse, più palesi che altrove.
Ci ha ricordato che non ci sono aspetti della nostra vita che non siano impregnati dal capitale, dalla casa al lavoro, dalla scuola al divertimento, dagli affetti alle passioni, e che quindi ogni alternativa è in potenza una eresia da reprimere, ma anche che infinite sono le possibili resistenze.
Contro la città dei ricchi, contro le politiche classiste, contro questo grande fratello cui siamo costantemente costretti: riprendiamoci le nostre vite, riprendiamoci la città.

ASSEMBLEA PUBBLICA

L’iniziativa di sabato 9 novembre in piazza rossa è stata attaccata dalle forze dell’ordine.
Lunedì 18 novembre alle ore 20.30 alla Casa del Partigiano a Saronno (in via Maestri del Lavoro) ASSEMBLEA PUBBLICA per discutere di quella giornata, della messa a valore di ogni angolo della città e di come poterci organizzare di conseguenza.

Collettivo Adespota

Metti un concerto in piazza rossa

Avremo tempo e modo di ampliare il discorso e comprendere come e quanto si inserisca la giornata di oggi nel processo di cambiamento della città di Saronno e del clima di repressione che ci vorrebbero fare respirare.
Ci limiteremo per ora ad una cronaca, per raccontare il più velocemente possibile quanto successo.
Ore 15.
La piazza inizia a popolarsi, un paio di volanti di Polizia di Stato e una quindicina di Digos a mo’ di benvenuto. Viene montato l’impianto per quello che sarebbe dovuto essere un concerto. Appena finito, da un cancello adiacente la piazza, quello che dovrebbe essere un deposito di Trenord, sbucano due camionette da cui escono in fretta e furia due manipoli di celerini con caschi in testa, scudi e manganelli in mano. Capita l’antifona rimettiamo l’impianto in auto, per evitare brutti scherzi. La celere si avvicina e allora ripieghiamo andando sul marciapiede che lambisce la piazza dall’alto. Inizia un momento di stallo che durerà un’oretta e mezza, con celere, digos e carabinieri che occupano letteralmente la piazza. Noi ci concentriamo nell’angolo in un cui ci siamo rifugiati, e man mano che arrivano i partecipanti ingrossiamo le fila.
Attorno alle 17 siamo un centinaio abbondante e decidiamo di montare l’impianto proprio dove ci troviamo, non esattamente in piazza rossa, ma decisamente più visibili trovandoci a bordo strada.
Allestito nuovamente il palco, e in men che non si dica siamo di nuovo pronti, tra grandi sorrisi e abbracci. Ci sono tantissimi giovani, ma anche qualcuno meno giovane che in ricordo dei tempi andati è passato a supportare l’iniziativa. Ci sono anche alcune mamme con bambini e passeggino. C’è la cioccolata, gli sciuri che passano e si fermano a parlare. Insomma, un clima sereno malgrado alle spalle in piazza si mantenga il presidio poliziesco.
Neanche tempo di ascoltare tre canzoni che la celere si avvicina e si porta a un metro dai musicisti e strumenti annessi. Ricapiamo l’antifona e in quattro e quattr’otto rimettiamo al sicuro l’impianto, che abbiamo capito essere il bottino che i blu-vestiti vorrebbero portarsi a casa.
Ci guardiamo, siamo in un centinaio abbondante. Il più velocemente possibile ci voltiamo e scendiamo in piazza rossa per dirigerci nel sottopasso e sottrarci alla pressione poliziesca. I gendarmi capito l’andazzo ci inseguono correndo, un cordone improvvisato cerca di proteggere l’arrivo di tutti, la celere carica sulla scala da posizione più elevata e colpendo a casaccio. Respinta la carica, ci si rifugia nel sottopasso dove la celere decide di interrompere la carica, sbuchiamo in zona biblioteca. Siamo incazzati come bisce, mentre capiamo se ci sono fermi e feriti partiamo in corteo verso la stazione urlando la nostra rabbia.
Sappiamo di un fermo, il cui rilascio è vincolato al consegnare le chiavi delle auto contententi strumenti e impianto. Riescono a farsi dare la strumentazione dal gruppo che stava suonando ponendola sotto sequestro. Nel frattempo il corteo si ingrossa con chi ha saputo dell’accaduto ed è accorso a dare man forte. Ci dirigiamo in corteo in pieno centro, la polizia ci raggiunge e in piazza Libertà due cordoni si frappongono. Dopo esserci assicurati che anche il fermato è libero ci sciogliamo andando alla spicciolata a recuperare auto, annessi e connessi.
Forte e decisa la risposta dei presenti alla violenza poliziesca, violenza che per quanto riguarda Saronno ha decisamente cambiato passo.
Torneremo quanto prima con un testo più ragionato su piazza rossa e affini.

C’era una volta piazza rossa

“Un’offesa a tutti i saronnesi che con le proprie tasse hanno contribuito alla riqualificazione anche di quella Piazza”. Queste le altisonanti parole del sindaco di Saronno Alessandro Fagioli, a commento di un murales contro le guardie su quella che fu piazza Rossa. Ma facciamo qualche passo indietro.

Piazza Rossa – sulle mappe conosciuta anche come Piazza Mercanti – è stato uno dei più vivi luoghi giovanili di Saronno e dintorni. Una piazza che negli anni ha accolto sia Festoria e i festival di fine anno scolastico, sia centinaia
di ragazzi che la vivevano come luogo di aggregazione e socialità sia interminabili partite a cricket. Poi negli anni, un po’ lo svuotamento delle piazze, un po’ l’atomizzazione giovanile, un po’ le mille videocamere installate, hanno reso quel luogo sempre meno vissuto rispetto a quello che era un tempo.
Infine la giunta leghista del sindaco Fagioli ha
pensato bene di dare sfoggio della propria arroganza politica proprio su quella piazza, che, tra le altre cose, era anche un enorme parcheggio gratuito a pochi passi dalla stazione di Saronno e dalle scuole superiori.

Nei mesi scorsi la piazza è stata riqualificata. Ma chiariamo di che si tratta. Perchè loro la chiamano riqualificazione, termine con accezione tendenzialmente positiva, noi la chiamiamo gentrificazione, termine che indica il rifacimento di una fetta di città con fini speculativi, con una bonifica della popolazione che frequentava e viveva quella zona.
Piazza Rossa è stata suddivisa da strisce blu, che indicano il parcheggio a pagamento.
Non ci soffermiamo molto su questo aspetto su cui torneremo in futuro. Il fatto che Saronno, per volontà della Lega e Doma Nunch, sia ora senza parcheggi gratuiti, insieme alle resistenze a inserirsi nelle agevolazioni del biglietto unico su Milano, la dice lunga sulla volontà di trasformare un importante nodo ferroviario attraversato giornalmente da migliaia di persone in un paesotto simile a Lazzate, non a caso feudo leghista per antonomasia.
Poi a inizio settembre il tocco di classe. Una mano di grigio ha coperto i decennali muri che abbellivano la piazza, compreso quello che ricordava Getto, un ragazzo che quella piazza l’ha vissuta e di cui i suoi amici hanno voluto
negli anni mantenere vivo il ricordo verniciando il suo nome su quei muri.
La settimana dopo il muro grigio è stato coperto da un ben più grigio disegno, di un artista che su commissione del Comune ha dipinto un graffito sulla mobilità sostenibile.
Quello che era un luogo vivo e vissuto della città, con disegni spontanei che rappresentavano uno spaccato della realtà giovanile e sociale del saronnese, è stata resa invece un parcheggio a pagamento abbellito da uno sterile disegno. La stessa differenza che passa tra la cioccolata e la merda.

Cosa è stato fatto a piazza Rossa? Quello che la giunta Fagioli vorrebbe fare con la città di Saronno. Prendere ciò che era di tutti, una piazza attraversata, vissuta e simbolo di un certo modo di vivere Saronno, appropriarsene,
investire del denaro pubblico per renderlo un parcheggio a pagamento con cui fare cassa e allontanare da quella piazza chi non è un soggetto da cui guadagnare qualcosa. Questo è quello che lo Stato fa ogni giorno con le nostre vite. Raccontandoci l’eterna frottola del bene comune ci sottrae ciò che è nostro per rivendercelo poi a pagamento, immiserito e, per di più, svuotato dei legami che lo caratterizzavano.
Prima che l’amministrazione Fagioli ci mettesse le mani la piazza Rossa era di tutti: aperta a tutti, con una propria connotazione, con un proprio vissuto, con una propria identità.
Poi il Comune ha deciso che anche piazza Rossa doveva portare alle casse comunali del profitto, e allora ecco le videocamere, le strisce blu, i disegni a pagamento. Niente più niente meno di quello che avvenne nei decenni scorsi con il centro storico: videocamere, pattugliamenti, la cacciata di chi viveva i portici per aggregazione e socialità, ed eccoci oggi ad avere un centro commerciale a cielo aperto, arido consumismo contro la viva passione.

E non c’è da stupirsi delle parole del sindaco, sono precisamente complementari al processo di gentrificazione in corso: dipingere una situazione di disagio da cui poter uscire esclusivamente con un sacrificio collettivo (le strisce blu).
Riprendersi spazio e tempo nelle nostre vite significa esattamente opporsi a questo meccanismo e raccontare la nostra storia, che è in antitesi radicale a quella del potere.

Viva la piazza rossa di tutti e per tutti, viva i disegni selvaggi, viva la gioventù selvaggia!

Gran Pizzocherata d’ Autunno

SONO APERTE LE PRENOTAZIONI, RESTERANNO APERTE FINO AD ESAURIMENTO POSTI

ANTIPASTI + PIZZOCCHERI + DOLCI = 15€
(possibile richiedere l’alternativa vegana ai pizzoccheri)

A SOSTEGNO DELLE SPESE LEGALI ACCUMULATE IN QUESTI ANNI DA CHI NEL VARESOTTO HA MESSO IN DISCUSSIONE LO STATO DI COSE PRESENTI

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