
“e ci chiamarono delinquenti
infine vollero sbarrare il cielo
…
non ci riuscirono del tutto
altissimi
guardiamo i gabbiani che volano”
CIAO SANTE!
A Sante Notarnicola, poeta bandito, 1938-2021
“e ci chiamarono delinquenti
infine vollero sbarrare il cielo
…
non ci riuscirono del tutto
altissimi
guardiamo i gabbiani che volano”
CIAO SANTE!
A Sante Notarnicola, poeta bandito, 1938-2021
Può capitare, in una piccola cittadella lombarda, di ascoltare durante una colletta alimentare – per la quale nessuno deve chiedere autorizzazione a nessuno – frasi del tipo “non potete stare qua, questa parte di suolo è territorio del supermercato!”.
A parlare, attraverso le vesti di un commesso più agitato di altri, è la mentalità che la fa da padrona negli ultimi due decenni: apparenza, decoro, imbecille rispetto acritico della legalità. Pur tuttavia, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e il carrello solidale da sei mesi continua imperterrito a riempirsi e svuotarsi, attorno a esso continuano a intrecciarsi vissuti.
E tuttavia, durante la medesima mattinata, può capitare di ascoltare anche altre frasi: “ragazzi, state attenti che là c’è qualcuno che sta chiamando i Carabinieri per mandarvi via”. A parlare, attraverso le vesti di un avventore del supermercato è la solidarietà, quella sempre più rara capacità di riconoscersi negli uguali e di schierarsi al fianco di qualcuno. Tempo di capire da dove fosse partita la delazione e il problema viene affrontato alla radice “scusi ma che problemi ha con la colletta alimentare?” “Voi fate frode ed estorsione” risponde il Codice Penale attraverso i panni di un signore attempato decisamente ligio alla dura legge, ”non ci credo che raccogliete davvero cibo per i poveri”. Durante il fiume di parole che ne segue il carrello, sotto ai suoi occhi, si riempie e si svuota, mani lasciano, occhi sorridono, mani prendono. Attonito per l’inaspettata sorpresa – talvolta le cose sono realmente come sembrano essere – il signore fa i numerosi e necessari passi indietro, si scusa e addirittura rimanda ad un futuro in cui sosterrebbe la causa.
E fino qua, dite voi, normale amministrazione.
Ma qualche minuto dopo, mentre il carrello semi-svuotato viene riposto insieme a cartelloni e volantini, arriva la macchina di Carabinieri chiamata dal ligio difensore dell’amor patrio. Vengono presi i documenti a chi si trovava presente al momento. Durante le lungaggini vetero-burocratiche tipiche di questi momenti alcuni carrelli usciti in ritardo dal supermercato ci rincorrono per chiedere di poter lasciare qualche sacchetto pieno di solidarietà (pasta, sughi, scatolame, olio), e mentre sorridiamo questi carrelli ritardatari chiedono conto ai tutori dell’ordine di ciò che stanno facendo: “Ma cosa fate? Perché dovete infastidire i ragazzi che fanno solidarietà? Siete davvero fenomenali, dovete solo che vergognarvi, loro aiutano il popolo e voi cosa fate? Vergogna!”. Presi a male parole i Carabinieri accorciano i tempi delle lungaggini burocratiche, rilasciano i documenti e optano per una rapida uscita di scena.
La storia sarebbe più avvincente e ricca di particolari se raccontata vis a vis, e ci rendiamo conto possa essere considerata pochissima cosa, tuttavia a noi sembrava importante e doveroso diffonderla per raccontare, una volta tanto, come la solidarietà possa sostituirsi all’egoismo e all’indifferenza, e come dietro a una piccola cosa come un carrello solidale possano concentrarsi energie e intese, e non ultimo per rinfrancare lo spirito, perché, al di là di tutto, siamo tornati a casa con un gran sorriso.
Da qualche mese ci state trovando davanti a diversi supermercati di Saronno con un carrello vuoto e uno striscione: MUTUO APPOGGIO. Questa iniziativa, settimana dopo settimana, è diventata un appuntamento fisso il mercoledì e il sabato mattina oltre che uno strumento per creare una rete di contatti intenzionati ad affrontare collettivamente un problema che è ben lontano dall’essere individuale, come vogliono farci credere, bensì sociale: la riduzione dell’essere umano a mera pedina nelle mani dell’economia. Questo carrello solidale è a disposizione delle persone: chi vuole lascia, chi ha bisogno prende: generi alimentari, in primis, ma anche pensieri. Partendo dal semplice pretesto del dare o del prendere qualche alimento, le persone che abbiamo incontrato, con cui abbiamo avuto modo di scambiare due chiacchiere, hanno riconosciuto all’unisono le difficoltà del momento storico – la mancanza di un lavoro, di un tetto, di una tutela sanitaria, solo per dirne alcune – e l’isolamento imperante a cui sono costrette. Il carrello solidale nasce proprio con la volontà di opporsi a questa tendenza, con l’idea di diventare un punto di incontro e di discussione tra individui che riflettono insieme su quelle che possono essere le strategie per affrontare dal basso una situazione diventata ormai insostenibile. Nell’aspetto più concreto, il carrello non si propone di fare carità ma di diffondere la prassi della solidarietà. La solidarietà che difendiamo e attiviamo è diretta e non passa da nessun intermediario. In quanto tale, la nostra idea di solidarietà non richiede alcuna autorizzazione, né da parte del supermercato davanti al quale ci posizioniamo, né da parte del Comune. Non ci interessa in alcun modo interloquire con questo o quel direttore del supermercato: non siamo né vogliamo essere affiliati a nulla se non alla nostra coscienza. Non ci stupisce pertanto che alcuni supermercati abbiano cercato – invano – di allontanarci perché, a quanto pare, senza un permesso scritto che autorizzasse la nostra presenza lì rappresentavamo un’offesa al decoro pubblico, quello che prevede la città a misura di consumatore. Richiedere il beneplacito per tali iniziative equivarrebbe a riconoscerne l’autorità, quindi il potere che hanno di negare la nostra presenza in strada. Tali enti autorizzano infatti quasi esclusivamente pratiche solidali promosse da associazioni terze quantomeno poco limpide. Dal canto nostro non ci interessa accumulare cibo; molto spesso il carrello si riempie e si svuota nell’arco della stessa mattina. Vogliamo intessere legami diretti a partire da un bisogno condiviso con persone che abitano nel nostro stesso territorio. Un territorio invaso da grandi o piccoli supermercati che vedono in questa zona una possibilità di lucro. La nostra geografia, di contro, si basa sulla solidarietà e sul conflitto, strada che continueremo a percorrere. Continueremo a essere fuori dai supermercati, chiunque voglia passare a prendere, lasciare o darci una mano può scriverci alla pagina Facebook oppure alla mail adespota@libero.it.