EX area CEMSA, quale futuro?

Abbiamo partecipato all’incontro “La tua opinione conta” organizzato dalla coalizione Lista civica Airoldi Sindaco, PD, Tu@ Saronno. Dopo una breve introduzione da parte dei giovani dichiaratisi del centro sinistra saronnese, ci sono stati due interventi da parte di Angelo Proserpio e Giuseppe Gorla ed un breve intervento finale di Augusto Airoldi.

In apertura è stato proiettato un video che avrebbe voluto prendere in considerazione la mancanza di prospettive e spazi dedicabili ai giovani, ma che è risultato parziale e mirato: i pochi ragazzi intervistati reggevano la trama di una ricerca incontentabile di una carriera post-universitaria e di una varietà di luoghi di consumo da ricercarsi altrove. Un’apertura dell’iniziativa che ha tagliato fuori il tema della socialità e della libera espressione, dell’incontro senza interessi, del confronto.

Abbiamo notato fin da subito quanto l’incontro fosse volutamente frontale e tendenzioso: a seguito degli interventi previsti ci è stato chiesto di intervenire con delle domande, se ne avevamo, e successivamente con un voto negativo o positivo rispetto alla proposta progettuale. Una modalità ben diversa da quella che almeno un terzo della sala pensava di trovare attuata (venduta come un tavolo più o meno circolare di consultazione alla gioventù saronnese) ma anzi, un ormai consumato esperimento di quella che è la democrazia partecipativa, dove i presenti finiscono per essere strumentalizzati pulendo la faccia di chi ha già deciso ma ha bisogno di ostentare un consenso anche minimo per procedere.

È stato presentato un progetto già stabilito con un finanziamento ed un team già esistente di tecnici volto a fare dello stabile dell’ex Isotta Fraschini un campus universitario in cui convogliare studenti (tra 500 e 3000) ma anche una docenza ospite che possa attrarre interesse anche dall’estero. Un progetto che richiederebbe una trasformazione urbana sulle zone periferiche di Saronno volte al collegamento urbanistico e finanziario con Milano, oltre che a una ridefinizione delle attività attrattive e commerciali. Un modello che richiama ad un immaginario di Saronno come sobborgo di Milano.

Questo progetto è stato servito, e condito da evidenti scivoloni, (come quando i relatori hanno nominato un polo museale ma poi non sono stati in grado di esplicarne la forma) come un prodotto appetibile ai giovani.
Non ci stupisce, visto che a detta di Gorla, a chiamare gli investimenti, prima c’erano le fabbriche, poi il terziario (con i centri commerciali da cui costui dice di volerci salvare), poi l’attrazione giovanile. Tutto torna.
Una leccata di dita giustificata da teorie liberiste e sostenuta da lunghe propaggini storiche su quanto la destra conservatrice sia stata limitativa per lo sviluppo a partire dal dopoguerra grazie alla svendita a privati esteri dello spazio pubblico; spazio pubblico decadente e svendibile, quindi tolto alla cittadinanza, gestito dal comune (casualmente leghista), ma in questo caso già di privati e dunque finalizzato, a detta degli organizzatori, al benessere dei cittadini saronnesi.

Una campagna politica pre-elettorale, dunque, ma condotta tramite la circolazione di ingenti capitali dati “in beneficenza” da ricchi imprenditori come “dono” per il bene comune. Crollano a nostro avviso i punti di credibilità che son stati sfacciatamente dichiarati: che non ci sia un ritorno politico, economico e di nomea ci risulta impossibile.
Senza l’elezione del centro sinistra questo progetto non sarebbe avviato; i nomi dei promotori, facenti parte del dibattito politico da anni, sono noti a tutti i saronnesi; sul fattore economico, lo scetticismo la fa da padrona, visto che non è ieri che siamo nati.

Cosa comporterà la costruzione di un Campus universitario a Saronno?
Come abbiamo già visto nelle esperienze di riqualificazione nelle grandi metropoli, svolte a partire da campagne anti- degrado / per il decoro, il risultato sarà un cambiamento che, in quanto tale, non potrà giovare agli attuali abitanti perché finalizzato alla speculazione e non di certo al loro benessere;

un cambiamento economico, perché porterebbe all’innalzamento del caro- vita, soprattutto degli affitti, dunque ad uno spostamento inevitabile della parte della popolazione che già ora riesce a fatica ad arrivare a fine mese;

una conseguenza calcolata, che darà poi lo slancio per una ridefinizione dei commerci e degli spazi saronnesi domani dedicata soprattutto, se non solo, all’attrattività giovanile e all’elite degli studianti.
Un’inclusività ai fini di profitto è pericolosamente escludente a livello classista.

Quando durante l’incontro una ragazza ha sollevato queste ipotesi è stata snobbata dagli organizzatori, che hanno messo le mani avanti scaricando le responsabilità al comune. Ci pare una risposta un po’ confusa: le responsabilità a chi vanno attribuite se non a chi si sporca le mani con il progetto di partenza? Non ha forse un progetto di questo tipo necessità di legarsi a una prospettiva più ampia legata indissolubilmente alle politiche comunali?

La farsa si è fatta esplicita nel momento in cui, ad un parere osteggiante alla fine dell’incontro, che ha posto delle critiche ai fini propagandistici e speculativi sulla pelle dei giovani lì presenti a fare da scenografia, la risposta è stata derisoria e oscurante.

Né Supermercato né Campus universitario, dunque quale alternativa?
Non ci stupisce che durante l’incontro sia stata volutamente oscurata parte della storia dell’area. Partendo dalla costruzione degli stabili, passando per la riconversione industriale, per l’acquisto da parte di aziende produttrici private, arrivando poi all’abbandono…non è stato fatto un minimo accenno ai 5 anni di occupazione e autogestione che hanno caratterizzato parte dell’area dismessa che affaccia nell’angolo di Via Varese e Via Milano.
Forse a qualcuno conviene non parlare della possibilità di utilizzare uno spazio in maniera autonoma, senza aspettare concessioni o permessi. Ecco quale alternativa pensiamo possano avere quei luoghi vuoti e dimenticati: presi e vissuti in maniera non conforme a logiche di profitto e consumo, dove la critica, il confronto e lo stare insieme trovano finalmente forma attraverso l’orizzontalità e la partecipazione collettiva.

Non pensiamo che questa possa essere un’alternativa ma anzi, che sia l’unica soluzione alle differenze sociali e tutto ciò che ne deriva. Un progetto come questo non farà altro che accentuarle e noi non solo non ci staremo, ma faremo di tutto affinché ciò non accada.

“Perché alla fine, se volete riappropriarvi di un’area non aspetterete mica che ve la dia io, no? Ve la andate a prendere”
Cit. Giuseppe Gorla

Collettivo Adespota